Si è dibattuto molto negli ultimi giorni in merito alla possibilità di anticipare l’apertura della libera cerca del tartufo nero estivo (Tuber aestivum) al primo maggio 2023.
La richiesta è stata avanzata da 7 di 11 associazioni territoriali alla regione Abruzzo, concretizzando il pensiero della maggioranza dei tesserati. La domanda è stata quindi fatta con metodologie del tutto democratiche e perfettamente in linea con lo scopo dell’associazionismo di settore.
Le ragioni che hanno mosso le associazioni ad avanzare la richiesta sono molteplici.
Innanzitutto, la stagione è molto avanti in alcune regioni italiane (Abruzzo incluso). Complici le recenti abbondanti precipitazioni e le temperature che si sono mantenute relativamente miti per tutto l’inverno, la primavera ha anticipato di molto il suo avvento e con essa anche la carpogenesi, vale a dire la genesi dei corpi fruttiferi del tartufo.
In secondo luogo, non solo è già possibile trovare dei corpi fruttiferi di T. aestivum perfettamente formati e di dimensioni apprezzabili, ma essi sono già numerosi, nonostante siano ancora del tutto immaturi o marcescenti. Questa specie di fungo ipogeo tende a fruttificare in tutto l’arco dell’anno, nonostante sia un fungo tipicamente estivo. Tuttavia, quello che ha destato particolare scalpore è sicuramente l’entità di tali ritrovamenti che sembrano essere stati particolarmente copiosi, per esempio in Abruzzo.
Inoltre, questi numerosi rinvenimenti anticipati hanno intensificato la pratica della “zappatura”, ovvero la raccolta dei tartufi acerbi attraverso la lavorazione andante del terreno. Recandosi nel bosco al di fuori del periodo di raccolta, questi individui raccolgono tartufi immaturi e, mossi dal guadagno facile, immettono sul mercato un prodotto scadente ma ben pagato. Infatti, molti commercianti senza scrupoli, mossi anch’essi dal guadagno facile, pagano questi tartufi acerbi anche 5 volte il valore di mercato che lo stesso tartufo avrebbe nel periodo di raccolta. La pratica della zappatura è contraria a tutti i regolamenti nazionali e regionali e al buonsenso.
Con la richiesta di apertura anticipata si voluto contrastare questo comportamento che ormai da decine di anni affligge tutto il territorio nazionale. Cio è nell’interesse di tutti coloro che tengono alla salvaguardia degli ambienti tartufigeni e che pagano regolarmente la tassa annuale per la raccolta. Anticipando l’apertura e permettendo a tutti di recarsi nei boschi, si promuove la legalità e si contrasta l’illegalità di chi va in cerca di guadagni facili sbaragliando la concorrenza. Questo a maggior ragione in una stagione in cui, per quello che è possibile preventivare, già nel mese di maggio si manifesteranno tartufi già maturi.
Qual è però il rovescio della medaglia? Cosa si sacrifica andando ad aprire la stagione in anticipo? Di certo si aumenterà l’ipersfruttamento delle zone tartufigene. È ormai noto che una raccolta eccessiva danneggi il patrimonio tartufigeno che si trova già impoverito a livello nazionale a causa non solo dell’azione antropica, ma anche del cambiamento climatico. Per cui il concetto di “calendario di raccolta” è obsoleto, perché rappresentativo di stagioni e di una popolazione che pratica la libera cerca che ormai non esistono più. Servono piuttosto delle misure di salvaguardia del patrimonio tartufigeno più radicali ed innovative. Rischiamo infatti che i tartufi provenienti dalla libera cerca siano sempre meno diffusi, rimpiazzati da tartufi provenienti da Paesi che si stanno imponendo anno dopo anno sul mercato del tartufo, fiutandone l’elevato potenziale.
Ecco allora delle idee concrete per salvaguardare il nostro patrimonio tartufigeno e favorire il mercato nazionale: aggiornare annualmente il calendario di raccolta modificando le date di apertura e chiusura per meglio adattarsi al clima attuale. La scelta delle date deve essere fatta da un comitato scientifico a cui partecipano oltre a tecnici qualificati anche le associazioni di settore; aumentare la produzione tartufigena tramite iniziative ed interventi volti a contrastare l’impoverimento dei siti; inasprire le sanzioni per quegli individui che raccolgono tartufi tramite “zappatura”; aumentare i controlli sulle tartufaie mediante l’ausilio di foto trappole e droni; ed educare i tartufai alle pratiche della buona cerca sostenibile, del senso civico e del rispetto della legge.
Fermo restando che la questione è complessa ed entrambe le posizioni di chi è favorevole e contrario all’anticipazione sono comprensibili, io penso che ci siano motivazioni ragionevoli, da un punto di vista tanto biologico e micologico quanto di buonsenso, per sostenere la richiesta di anticipazione. A questo va aggiunto, tuttavia, che un’eventuale anticipazione dovrebbe accompagnarsi ad altri tipi di interventi che favoriscano la cerca responsabile.
Spero di aver proposto degli spunti di riflessione e che una questione cosi sfaccettata non sia affrontata con superficialità.
Sergio Mustica